Caratteristiche e condizioni:
cm. 30 x 24, pp. 782, copertina rigida, sovraccoperta in velina ed astuccio in cartoncino muto conservati, in ottime condizioni.
Contenuto:
Le opere d’arte che punteggiano, correndo parallele, il volume Immagini del l’Italia unita sono state scelte con l’intento di condurre il lettore fuori dal reale di questa esatta, eppure struggente, ‘tac fotografica’. Una pausa, un salto di linguaggio, ma anche una diversa prospettiva che dia la possibilità di vedere in controluce, al di là della superficie tramata delle riproduzioni in bianco e nero, una molecola di forte tensione intellettuale, di un’italianità che, senza saperlo, si muove a diventare un Popolo e a edificare una Patria.
Poco più di un centinaio di artisti, un nulla rispetto alle migliaia che, dal 1861 al 2011, hanno continuato, sedimentandola, quella fulgida tradizione di arte ‘italiana”.
Dunque una selezione consapevolmente arbitraria, frammentata e, soprattutto, fuori da qualsiasi lineare compiutezza, o impegno filologico di voler ri-tracciare, anche sinteticamente, una storia artistica dell’Italia unita. Al principio di realtà dell’obiettivo fotografico, che svolge un racconto sospeso tra povertà stracciona e volontà in doppio petto di tenere il passo con le altre nazioni europee, si è cercato di opporre una selezione di opere d’arte innervate da un forte respiro sperimentale che proietta l’arte italiana in un olimpo di creatività, di punta di diamante, protagonista, come per esempio ben si vede nelle Avanguardie storiche. E con questo intento si giustifica l’arbitrio’ di pubblicare più opere di uno stesso artista: Balla e Boccioni, Capogrossi, Fontana.
Le pagine d’arte corrono nel volume con un ritmo sincopato, dal troppo pie me corrono no di alcuni decenni al quasi vuoto di altri, come se il fervore, l’energia creativa di alcuni momenti storici si imponesse protagonista, spingendo fuori dal volume artisti ormai consacrati. L’arte pubblicata in successione sembra opporsi, in alcuni periodi, al valore intrinseco della cronologia: artisti degli stessi anni ma ‘linguaggi’ non sincronizzati, posticipati o anticipati di decenni. Un cortocircuito temporale che ferma lo sguardo obbligando a verificare la data. Un primo Novecento geniale, fittissimo di intuizioni e di rivoluzioni stilistiche, con tanti capolavori che si susseguono. Fino agli anni Trenta l’Italia è un laboratorio in pieno fervore creativo.
Dopo uno scarno decennio 1941-1950, arriva la crepitante intelligenza dei Cinquanta: anni spartiacque che afferrano quello straordinario momento di passaggio, in cui si produce una lingua originale assolutamente italiana, conforme e speculare a un paesaggio che da rurale comincia a diventare urbano. In un crescendo dissonante – con il 1960 – le tendenze, i gruppi si ramificano identificandosi per opposizione; chi si volge a un reale in eccesso e chi, invece, persegue una assoluta smaterializzazione, un puro vuoto. Di conseguenza nel decennio eccedono le tavole d’arte con una forte e desueta presenza di artisti cinetici, che il tempo ha giustamente rivalutato, Nei decenni successivi il ritmo torna misurato, e le immagini impongono una so sta. Ritorna la pittura. Il criterio di scelta si obbliga a una onesta, fedele, campionatura dei ‘movimenti’ più significativi. Le poche opere scelte per gli ultimi anni sono indice sibillino della realtà contemporanea: sintomo e indizio di un radicale cambiamento in atto, testimonianze preziose e poetiche di una distonia creativa che, oggi, scalpita alla ricerca di una comunicazione istantanea, di un’emozione solo da contatto sensoriale.