cm. 30,5 x 24, pp. 784, copertina rigida, sovraccoperta in velina ed astuccio in cartoncino muto con pecetta al dorso, in ottime condizioni.
Quest’opera sull’unificazione italiana esce in coincidenza con il 150° anniversario del l’Unità. Ma non è, e non vuole essere, un’opera meramente celebrativa. E piuttosto un contributo alla ricostruzione storica e al dibattito storiografico sulla nascita e sui primi passi dello Stato unitario. Un contributo che, attraverso l’apporto di trentadue studiosi di diversa formazione e di diverse competenze, può aiutarci a capire come l’Unità si sia realizzata in concreto, solo nelle istituzioni e nella cultura politica, non solo nel la letteratura e nelle arti, ma anche, sia pur fra mille difficoltà, nella vita reale della società italiana; come un ceto dirigente numericamente ristretto ma determinato e complessivamente preparato sia riuscito a dotarsi, e a dotare il paese, di quella strumentazione essenziale che sola poteva consentire la costruzione di uno Stato in grado di sopravvivere e di crescere.
L’unificazione a cui ci riferiamo è, allora, non tanto quella segnata dalle cospirazioni e dalle e guerre, dai moti insurrezionali e dalla politica di ingrandimento dello Stato sabaudo, e ancor più dai miti e dalle idee-forza che animarono quelle battaglie. La storia del Risorgimento nel senso proprio del termine è presente in questo volume (le sono dedicati i tre saggi iniziali) soprattutto come necessaria premessa a un altro e non meno impegnativo processo di unificazione: quello avviato dopo il 1861 – ma per molti aspetti già impostato e parato nel Piemonte cavouriano nel corso del decennio precedente – e volto a preparato nel dare base e sostanza a un’unità politica p a perseguita per u decenni da una minoranza militante, peraltro non inconsistente, e raggiunta quasi per miracolo nel breve volgere di un biennio. Si parla dunque di statistica e di cartografia, di scuola, università e istituzioni scientifiche, di dazi e di moneta, di banche e finanza pubblica, di trasporti e comunicazioni, di musei e biblioteche, e di editoria. Si parla di Chiesa e religione, di notabili e di impiegati, del Mezzogiorno e dei conflitti sociali, della crescita e trasformazione delle città, di un lento e contrastato percorso di emancipazione femminile. E si parla anche di letteratura e di arti figurative, di musica e di teatro. Senza trascurare, naturalmente, la dimensione più propriamente istituzionale (la monarchia, il governo, il Parlamento, l’amministrazione centrale, l’unificazione legislativa, la diplomazia, la magistratura, le forze armate) e quella del dibattito e dell’associazionismo politico.
Abbiamo cercato, in questo modo, di dare conto del grande sforzo collettivo con cui la classe dirigente di matrice risorgimentale pose mano all’unificazione reale del paese. Uno sforzo che si articolò in molte e diverse direzioni, che fu ispirato a visioni generali non sempre concordi, ma che possiamo comunque ricondurre a un progetto in larga mi sura comune: l’edificazione di uno Stato nazionale modellato sugli esempi dell’Europa più avanzata e capace di proporsi come componente pienamente legittima del sistema internazionale.