Caratteristiche e condizioni:
cm. 21 x 13, pp. 124, brossura, in ottime condizioni.
Contenuto:
La nuova prospettiva in cui Alain de Libera tratta il pensiero di Eckhart e di Enrico di Berg (Suso) e Giovanni Tauler, tre domenicani che hanno in comune di essere stati considerati da vivi come «maestri di vita», ma anche di appartenere a una tradizione speculativa, è quella di considerare la loro teologia. Il carattere «mistico» di essa è innegabile, ma troppo spesso ha tuttavia occultato, nei loro storici, la base scolastica del loro edificio spirituale. Il saggio cerca di mostrare come il progetto teologico di Eckhart, variamente proseguito dai suoi discepoli, si iscriva nel movimento di idee del XIV secolo e come si collochi in rapporto al sapere e alla pratica del mondo della «scuola», al quale appartiene con pieno diritto. Invece di impegnarsi nel dibattito che tende ad assegnare un’etichetta di «filosofo» o di «mistico» o altre tipologie al pensiero di Eckhart, l’autore riparte dai fatti, da quello fondamentale che non lo espropria della sua qualifica di «teologo», di «teologo domenicano del XIV secolo, ricco di una cultura del XIII (Tommaso, Alberto, ma anche Bonaventura), se non addirittura del XII secolo (Bernardo di Clairvaux, Guglielmo di Saint-Thierry)». Comprendere questo teologo e questa teologia presuppone un’operazione preliminare: rilevare cioè la singolarità della posizione eckhartiana a confronto con quella dei suoi più importanti contemporanei, e tentare, a partire di qui, una lettura basata su una prospettiva strettamente storica. Nella contrapposizione tra teologia forte e teologia debole che informa l’evolversi della teologia nel XIV secolo, Eckhart è un outsider, non appartenente ad alcuno schieramento. La sua scienza teologica, aperta a tutte le risorse della tradizione e nel contempo familiare al neoplatonismo arabo, non è catalogabile. E l’apparente contrasto dei suoi ingredienti trova spiegazione solo se si prende atto del suo progetto teologico fondamentale.