cm. 23 x 14, pp. 308, brossura, in buone condizioni.
L’antologia Vechi, pubblicata nel 1909, è stata un appello e un monito. Nonostante la reazione e la polemica talvolta molto rabbiosa che essa suscitò, questo monito era in effetti soltanto una timida diagnosi dei mali della Russia e un debole presentimento della catastrofe morale e politica che s’andava delineando minacciosa già negli anni 1905-1907 per sopravvenire nel ‘17. Lo storico futuro rileverà come la classe colta russa in gran parte non abbia accolto questo monito perché non si rendeva conto del grande pericolo che incombeva sulla cultura e sullo stato. La maggior parte degli autori di Vechi si ritrovano ora, assieme ad alcuni collaboratori nuovi, per esprimere il loro pensiero sul disastro ormai avvenuto; tutti assieme nonostante la diversità di convinzioni e di sentimenti, perché uniti in un unico dolore e nella confessione di un’unica fede. Alcuni di noi rivolgono immediatamente lo sguardo alle questioni ultime dell’essere, del mondo e dell’uomo, questioni religiose e che richiamano direttamente alla Volontà Suprema; altri si soffermano sulle questioni della vita sociale e politica che, pur non essendo questioni di tecnica sociale, si collegano però solo mediatamente ai fondamenti religiosi dell’esistenza. Ma tutti gli autori sono profondamente convinti che i principi positivi della vita sociale sono radicati nella profondità della coscienza religiosa e che strappare questa radice comune è una disgrazia e un delitto. Per loro proprio questo delitto ha causato l’immane disastro morale-politico che ha colpito il nostro popolo e il nostro stato.