cm. 21 x 14,5, pp. 218, brossura, in ottime condizioni.
Togliatti e il togliattismo sono ormai superati? Il calo dei consensi elettorali del PCI è stato progressivo e costante, dal 1978 ad oggi. E un segno di sgretolamento di quella linea tattico-strategica costruita per vent’anni da Togliatti? La vocazione al compromesso storico era inscritta nel codice genetico del togliattismo? Il nuovo PCI, che è maturato da allora ad oggi, è stato costruito sulle ceneri del togliattismo? Sono tutti interrogativi aperti davanti al travaglio in corso da cui è nato il nuovo PDS. A questi interrogativi si possono trovare molte risposte nei saggi qui pubblicati, che apparvero per la prima volta sulla rivista teorica della sinistra critica, «Mondoperaio», fra il giugno 1978 e il febbraio 1979. Fu infatti soprattutto in essi che vennero esaminati i caratteri, tutt’altro che semplici, anzi intricati e contraddittori, della storia e del ruolo del PCI. Secondo due linee interpretative diverse (Ernesto Galli della Loggia, da un lato, Luciano Cafagna e Salvatore Sechi, dall’altro) ma assai più problematiche delle scontate notazioni sulla «doppiezza» togliattiana. Rileggerli oggi può servire a comprendere se esiste un terreno comune per la sinistra: che non esige omologazioni totali «ma ha anche – come scrive Giuliano Amato nella sua nuova prefazione – regole di rispetto e di legittimazione paritarie e reciproche, e confini assai netti».