cm 34,5 x 25, pp. 220, legatura in tutta tela con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Trieste che passa (1884-1914) ripropone infatti al lettore di oggi quadri memorabili di un’epoca intensa e attiva al punto da lambire orgogliosamente la leggenda: “squarci della vita popolare triestina, spesso, per efficacia di colore, riprodotti nel nostro dialetto”; “frammenti minuscoli della grande commedia umana, che hanno per trama la nostra famiglia e per sfondo la nostra città”. Al pregio straordinario di riportare alla ribalta un’irripetibile “favolosa” pagina di storia patria, l’opera accompagna un altro sicuro pregio: di essere nobilitata dalla non meno straordinaria virtù letteraria di Leghissa, che scioglie queste pagine dal sospetto dell’erudizione di timbro “archeologico” per farle palpitanti di personaggi indimenticabili, curiose per mestieri ormai in disuso, affollate di tipi e figure che hanno “firmato” la nostra “belle époque” ora con la loro serena laboriosità, ora con le loro eccezionali stravaganze. Narrazione – dunque – sempre affascinante, cui le scenette comiche popolaresche e i disegni dell’autore – che ha ritratto una realtà di cui è stato cospicuo protagonista – restituiscono il profumo buono e genuino del “buon tempo andato”; e in cui non sembra azzardato udire – lontana – la sirena di una nave che ambisce al nostro porto.