cm. 22 x 14, pp. 250, brossura, in ottime condizioni.
L’idea di nazione, strettamente legata nel secolo scorso allo Stato nazionale e destinata perciò a seguirne le deviazioni, si ripresenta con particolare vigore, agli inizi del secolo XX, in quei paesi d’Europa, che meno erano stati investiti dalle idealità del Quarantotto. Questo studio cerca dunque di cogliere le linee di tale sviluppo dalla ripresa delle lotte nazionali nell’impero absburgico fino al compiuto ripensamento della idea di nazione. A partire dal programma nazionale votato nel 1899 dal Partito Socialista Austriaco al Congresso di Brno, si prendono in esame i contributi dei giovani pensatori della scuola di Vienna (poi definiti « austro-marxsti »): dallo sforzo di Karl Renner, che si muove sul piano della scienza politica, respingendo il modo d’affrontare la questione prevalso nell’ambito di discipline diverse; alla sintesi di Otto Bauer, che mostra come sorga la nazione moderna e come essa non debba andare confusa con le espressioni di epoche diverse. Dalla tesi dell’autonomia personale, estremamente suggestiva perché evita i condizionamenti territoriali ma ancora legata all’idea meramente culturale di nazione, si passa alla consapevolezza di ciò che significhi per la classe lavoratrice l’appropriazione della cultura nazionale. Contro l’imperialismo, il volto che assume il capitale finanziario maturo nel momento in cui degradano a nazionalismo alcune vecchie istanze nazionali, e contro il falso universalismo di chi, assolutizzando la propria esperienza, vuole porsi come Stato-guida o partito-guida, si afferma un internazionalismo capace di intendere la nazione come unità che non sopprime la pluralità, ma capace anche di riconoscerla e rispettarla per quello che essa è.