Caratteristiche e condizioni:
cm. 24 x 17, pp. 154, brossura, sporadiche sottolineature ed annotazioni a penna, per il resto in buone condizioni.
Contenuto:
Il presente lavoro è il risultato di una ricerca volta a fare luce sulle finanze del Comune di Trieste nel periodo della sua piena autonomia giurisdizionale: dal 1295, quando il vescovo Brissa di Toppo, fortemente indebitato e politicamente impotente a rifiutare le richieste del Comune, cedette gli ultimi diritti sovrani per la somma di 200 marche di denari, alla guerra con Venezia del 1368-1369, al termine della quale la città, pur riuscendo a conservare in gran parte la propria individualità autonoma (individualità che avrebbe mantenuto anche dopo la dedizione agli Asburgo del 1382), entrò a far parte dello Stato veneziano.
Le principali fonti che abbiamo utilizzato sono da un lato la parte più antica delle serie inedite “Procuratores generales et camerarii” e “Fontico”, serie conservate presso l’Archivio diplomatico della Biblioteca civica di Trieste e comprendenti, per un periodo che arriva fino alla piena età moderna, tutti i registri superstiti relativi all’ordinaria attività finanziaria del Comune; dall’altro le fonti normative, costituite dagli Statuti del 1315, del 1350 e del 1365. Delle tre raccolte statutarie è inedita solamente la più recente, ma l’esame dei rispettivi codici, essi pure conservati presso la locale Biblioteca civica, è doveroso per tutt’e tre, in quanto sia nell’edizione degli Statuti del 1315, a cura di Pietro Kandler (Trieste, 1849), sia nell’edizione degli Statuti del 1350, curata da Marino De Szombathely (Trieste, 1930), sono omesse tutte le addizioni. L’esposizione si articola in quattro capitoli ed è corredata di alcune note riguardanti la datazione, il sistema monetario, i pesi e le misure. I primi due capitoli, che riprendono un precedente lavoro di chi scrive, trattano degli organi amministrativi: il primo del camerario e del procuratore generale, ai quali era rispettivamente affidata la gestione delle spese e quella delle entrate; il secondo del fonticario, il magistrato preposto all’approvvigionamento dei grani. Il terzo capitolo affronta le spese, il quarto è dedicato alle entrate e al debito.
Numerosi sono i limiti dovuti alla scarsità e al tipo di documentazione. Non è possibile ricostruire il quadro completo delle entrate e delle uscite per alcuno degli anni considerati; e inoltre ben poche sono le notizie che si hanno per il periodo fino al 1329: tutti i registri superstiti relativi alla corrente attività finanziaria del Comune risalgono ad anni successivi, e gli Statuti del 1315, soprattutto per quel che concerne la materia tributaria, lasciano ancora ampio spazio alle reformationes consiliari, non pervenute, e alle norme del diritto comune. Pertanto le pagine che seguono non hanno la pretesa di essere esaustive, ma vogliono solamente dare risposte sufficientemente precise in merito alle questioni più importanti.
Al momento di licenziare questo volume, che si è potuto realizzare grazie alla disponibilità editoriale della Deputazione di storia patria per la Venezia Giulia, si desidera vivamente ringraziare Paolo Cammarosano per la sua preziosa opera di guida e di incoraggiamento. Un pensiero riconoscente va a Maria Laura Iona e a Roberto Pavanello, che con generosità del loro tempo hanno attentamente letto la stesura finale. La consultazione delle fonti manoscritte è stata agevolata dalla comprensione di Anna Rosa Rugliano, direttrice della Biblioteca civica di Trieste, e dalla cortesia e disponibilità di Renzo Arcon, responsabile dell’Archivio diplomatico: anche a queste persone vada infine un grazie cordiale.