cm. 24,5 x 17, pp. 64, brossura, segni al piatto anteriore come da foto, per il resto in condizioni molto buone.
“Omnia vulgaria in sese variantur, dice Dante; e questa varietà sarà tanto più grande quanto più vasto, più intersecato da confini naturali e politici e più esposto a influssi eterogenei è il territorio linguistico. Il Friuli, che va dalle Alpi all’Adriatico, conta più di mezzo milione d’anime e confina con terre venete, slave e tedesche; porta orientale d’Italia, per cui discesero alla conquista del bel paese le orde dei barbari, fu conteso e dominato da molti. Non recherà quindi meraviglia che esso presenti come nella configurazione del suolo e nelle sue fortunose vicende attraverso i secoli, così anche nel suo linguaggio una fisonomia varia e multiforme.
Già dai “Saggi dell’Ascoli e dalla Grammatica” del Gartner si possono desumere alcune caratteristiche più spiccate di questa o quella parte del territorio friulano. Ma data l’indole di queste opere, esse non potevano offrire descrizioni dettagliate di zone linguistiche più o meno vaste. Uno studio, o meglio singoli studi dettagliati su tutta la regione friulana non esistono. Ed è appunto nell’intenzione di colmare parzialmente questa lacuna che m’accingo a descrivere il sonziaco. Mia intenzione sarebbe d’invogliare altri miei compaesani a voler fare per altre zone quanto, e più di quello che io feci per la prima. Questo mio studiolo dovrebbe anzi servire di modulo, in primo luogo a laici. È di urgente necessità una descrizione esatta e particolareggiata del friulano, perché ne risulti chiaro e ben delineato l’aspetto linguistico del paese. Ed è perciò che mia meta precipua si fu di esporre chiaramente ed esattamente i fenomeni, senza entrare in dibattiti sulla loro origine ed evoluzione, riservandomi ciò a più tardi. Limitai le note al puro necessario; evitai discussioni intorno ad etimi incerti; la grande copia d’esempi in certi casi sembrerà superflua, ma li addussi, perché si conosca buon numero di voci trascritte con segni diacritici.
A base dello studiolo sono posti, in genere, i “Saggi ladini dell’Ascoli, che tralascio, per brevità, di citare ad ogni piè sospinto. Solo quando delle etimologie proposte da uno o dall’altro siano degne di menzione, ne riferisco il proponente. Risparmio ai miei sette lettori la noia di ricordarsi le sigle d’una lunga litania bibliografica, più o meno artificiosa e seccante; le citazioni sono pelle ma chiare e per intero. Quando si vuol conoscere la letteratura intorno ad un etimo, si consulti il “Lateinisch-romanisches Wörterbuch” (1907) del Körting.
Per ora non posso pubblicare che la sola I.a parte della fonologia (vocali); in seguito ne uscirà la 2.a parte (consonanti), poi la morfologia e la sintassi. Quindi ciò che è caratteristico per le consonanti, come pure tutte le questioni morfologiche e sintattiche verranno trattate a suo tempo e luogo, non qui.
Desumo le basi fonetiche solo da voci latine, e precisamente solo da quelle formanti la vera base, il filone originario della parlata friulana. La toponomastica è esclusa, perché va studiata a sé. Gli accatti più o meno recenti, importanti anzitutto per il lessico, li tratterò a parte.
Addotto, come d’uso, le forme in -u, e invece di -us o -um oppure -em. Non intendo con ciò di scrivere latino volgare, ché non mi sento da tanto.
Quando è riferita la forma del nominativo, vuol dire che la voce friulana non riflette che questo caso.
Rendo infine pubbliche grazie al mio venerato maestro Teodoro Gartner, che mi fu largo di consigli e con mano esperta e sicura mi guidò per l’aspro cammino, affettuosamente.”