cm. 24 x 17, pp. 320, brossura con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Il presente studio non nasce tuttavia da un interesse esclusivamente storico-economico. Quel che affascina nella storia di Trieste è il formarsi e il prosperare di una classe socio-economica della più eterogenea provenienza, che nel suo operare coscienzioso, modesto, rude, accanito e spesso testardo, giunge ad affermarsi sia nel mondo degli affari, in un contesto di accanita concorrenza internazionale, sia sul piano politico, colloquiando con le autorità dello Stato a tutti i livelli e in tutte le forme consentite entro un regime assolutista. È una classe piuttosto ristretta, dalla quale emerge una vera élite di valenza politica.
L’interesse che Vienna porta ai destini di Trieste, i privilegi dei quali la città porto franco è dotata, la carenza di forze antagoniste locali di tipo patriziale, facilitano enorme mente l’affermarsi del ceto commerciale triestino, che trova proprio nella prima fase della Restaurazione, negli organismi che fan capo alla Deputazione di borsa, il fulcro sul quale far leva per esigere dallo Stato asburgico una chiara presa di coscienza degli interessi dell’emporio, nel quadro generale dell’economia dell’Impero. Era convinzione degli uomini della Deputazione di borsa che quanto poteva giovare allo sviluppo di Trieste era altresì indispensabile per migliorare le sorti dell’economia austriaca, una concezione che andava tenacemente perorata presso gli esponenti della più alta burocrazia viennese e negli ambienti di Corte.
Vedremo nel testo gli alti e i bassi di un vero e proprio esperimento di assolutismo a carattere “consultivo”, durato almeno fino alla morte dell’imperatore Francesco I e circoscritto agli affari del commercio e della navigazione. Fu un esperimento limitato, ché infatti l’emergere di nuovi uomini, nuove forze finanziarie, nuove esigenze, avrebbe dato l’avvio ad una fase di minor impatto dell’élite di Borsa nei confronti dell’azione governativa. Quei vent’anni della prima Restaurazione furono peraltro decisivi nel consentire l’affermazione definitiva della città e del porto nell’economia commercia le del Mediterraneo: un risultato non scontato, anzi gravemente patito in una serie di alti e bassi commerciali dei quali è necessario seguire le varie fasi non solo a partire dall’attività del porto di Trieste.