cm. 22 x 13,5, pp. 96, brossura, iniziale a penna alla sguardia, in buone condizioni.
Chi è Saverio Piumatti, giovane proprietario di un taxi quasi nuovo, crea tura abile con le parole e la fantasia? Eroe o anti-eroe, vittima d’una società che conteggia suoi disastri, testimone ringhioso di un’epoca che cerca disperatamente nuovi sentieri d’uscita, di salvezza? È intorno a questo personaggio – emblematico ma non troppo – che si muove il nuovo romanzo di Arpino. Gli fanno da cornice, come testimoni e complici più o meno consapevoli, la madre Madama Cernaia, portinaia, che scruta invano segreti dei tarocchi, lo zio Nino di garibaldina memoria, un pappagallo loquace (quando gli è consentito parlare) e una ragazza uscita da quelle «terre di nessuno che costituiscono la culla di tanti giovani d’oggi. È in una mattina d’inverno torinese tipico che Saverio chiude» con il suo lavoro, quasi con la stessa vita. E qui inizia una sua lenta metamorfosi, una sorta di sublimazione, fino al momento d’un addio che è corporeo, cosmico, paradossale ed esemplare insieme.
Rischiando i territori così difficili della parabola Arpino porta avanti un tema narrativo nato con «Randagio è l’eroe», proseguito con «Domingo il favoloso». Non è un tema da «fuga dal mondo», secondo l’autore, ma anzi una chiave interpretativa di questo mondo, diventato impervio, stretto da realtà che nella loro macroscopia si dilatano in quotidiani e crudeli surrealismi. E così, dal banale di ogni giorno, dal tritume di ogni nottata, scatta – talora sporco di cronaca nera, talora furente di sogni che esigono realizzazione immediata – un momento magico» di vita, il pertugio. verso l’altrove.
Impasto di partecipazione ironica, di affetti gergali e misteriosofici, di adesioni e di ripulse, questo romanzo è insieme comico e tragico, una «briciola di verità» che sa di dover correre i rischi del vertiginoso, del l’assurdo. Ma è il classico assurdo proverbialmente credibile.