cm. 22,5 x 14,5, pp. 292, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
È da una passeggiata in Campo dei Fiori, a Roma, che Giovanni Artieri trae ispirazione per un nuovo, intenso pellegrinaggio nel passato delle idee. Qui, tra i nobili palazzi romani che si ammirano «come ritratti o quadri celebri», per secoli vennero arse le vittime del Sant’Uffizio: eresiarchi, apostati, propugnatori di una libertà morale insofferente di dogmi e costrizioni. E qui, dove oggi riposa nella solitudine propria dei monumenti dimenticati, nel 1889 venne eretta la statua di Giordano Bruno: fatidica epitome del libero pensiero, gli occhi polemicamente rivolti verso quel Vaticano che lo spirito postrisorgimentale vedeva come avversario della patria una e laica. I promotori dell’apoteosi di Bruno – Cairoli, Minghetti, Saffi, Cavallotti, Zanardelli e molti altri politicamente forzarono alquanto le analogie tra il tardo Rinascimento e gli anni della Questione romana. E tramutarono la ribellione teologica del filosofo in un vessillo per il loro liberalismo. Ma in definitiva la peculiarità di Giordano Bruno – precursore del positivismo, nutrito di una realtà pervasa dal dubbio – è quella di un eretico totale, vicino agli anni nostri non meno che a quelli pur rivoluzionari della neonata Unità. Gran parte di questo libro indaga i moventi e la vita del Nolano, entrambi avvolti nelle nebbie dell’ermetismo e del mistero. Un percorso non certo facile, che grazie alla lucidità analitica della trattazione, all’ironia sempre presente e allo stile riccamente vario, consente una nuova comprensione dell’uomo da molti ritenuto il massimo filosofo del Rinascimento.