cm. 28 x 21, pp. 144, brossura, in ottime condizioni.
Questo volume ripercorre l’evoluzione dell’immagine iconografica della Compagnia nei suoi primi cent’anni di vita ed è stato pensato ed ideato a celebrazione del centenario del Bollentino, l’organo di informazione aziendale, d cui primo numero è uscito nel marzo 1893. Significativa e la dichiarazione programmatica d’apertura di quel primo numero, che si propone per i collaboratori interni ed estremi come uno strumento di conoscenza della vita dell’azienda, di unità di pensiero e di indirizzi, di guida e d’auto nello sviluppo della produzione, di cultura professionale. Vi sono contenuti tutti gli elementi di una concezione sostanzialmente moderna della comunicazione intera che fa perno sulla professionalità, lo spirito di corpo, la trasparenza dell’informazione, la cura per i rapporti interpersonali.
A queste finalità e a questo spirito, pur con la naturale evoluzione che accompagna il progredire di ogni cosa, il Bollettino ha sempre cercato di attenersi. Alle sue origini vi è la volontà di un uomo che ha fatto le fortune delle Generali sul finire dello scorso secolo e all’inizio di questo, Marco Besso, ed al Bollettino in questi cent’anni hanno dedicato le loro energie uomini cui la Compagnia deve molto per averne curato l’immagine e la storia. Di due dei direttori responsabili in particolare è doveroso ricordare esplicitamente il nome Giuseppe Stefani, curatore anche del volume celebrativo dei primi cent’anni di vita della Società, e Carlo Ulcigrai, manista raffinato, interprete sensibile e discreto dei fatti societari per oltre un quarto di secolo, il cui calore permea ancora, nel ricordo rutti coloro che hanno avuto con la consuetudine di rapporti e di lavoro.
Se il Bollettino è intrinsecamente strumento di comunicazione interna, l’immagine della Compagnia ha tratto principale alimento dalle forme comunicazione esterna. A queste abbiamo inteso dedicare il libro, anche per rimarcarne la stretta simbiosi che ne comporta di necessità una considerazione unitaria nell’ambito della strategia globale di comunicazione dell’impresa
Nata con il simbolo dell’aquila imperiale absburgica, che campeggiava anche con l’alabarda di S. Sergio nell’insegna di Trieste, la Compagnia vi ha abbinato dal 1860, per la propria sede di Venezia, preposta allo sviluppo del lavoro in Italia, il leone di S. Marco, divenuto unico emblema societario a partire dal 1918.
Al leone marciano adottato dalla Compagnia, e che da oltre cent’anni in Italia, con diversa evoluzione grafica ne rappresenta il “logo”. e dedicato il primo capitolo del volume. La sua scelta è stara ispirata, come ricorda Marco Besso nella sua autobiografia, da motivazioni patriottiche: esse contenevano però, forse inconsapevolmente, anche principi di una incisiva politica di comunicazione e di immagine. Il leone, ben più dell’aquila rapace, era e lo sottolinea opportunamente Paolo Rizzi nel suo saggio d’apertura con i suoi caratteri di forza, di energia compressa, di dignità il giusto simbolo per una Compagnia di carattere austero, che pianifica va con metodo la propria espansione internazionale e che nei Paesi in cui si installava diveniva impresa nazionale, radicandosi nei tessuti connettivi dei vari mercati con una strategia assicurativa impostata sulla solidarietà, sulla fiducia, sull’esaltazione della funzione sociale della libera previdenza.