cm. 22 x 14,5, pp. 286, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
La malattia e la salute stanno per perdere di significato? La vita e la morte diventeranno indistinguibili? E l’uomo venderà il proprio corpo per consumarne pezzo a pezzo la copia? Sono questi i primi interrogativi ai quali l’autore risponde nel suo libro, una sorta di “economia politica del male” scritta al termine di parecchi anni di riflessioni e di indagini negli Stati Uniti, in Giappone e un po’ ovunque in Europa. A mano a mano che la vita diventa sempre più un bene economico, gli ospedali si vuotano e l’esercito della medicina cede il passo all’utilizzazione delle protesi. Ma come si è arrivati a questo punto? Attali, ricorrendo ad una vasta sintesi storica, traccia le principali svolte della storia della medicina, dell’istituto ospedaliero, delle epidemie, della carità, dell’assicurazione, dell’elettronica e della genetica, tappe segnate dall’egemonia successiva del prete, del poliziotto e poi del medico, il cui dominio incontrastato oggi sta per finire. Al termine di questa inchiesta che è anche una riflessione proiettata verso un avvenire che trova la propria giustificazione nel passato, l’autore mostra che a cominciare dalla reale consumazione dei corpi nelle società cannibaliche, fino alla consumazione delle copie dei corpi che ci prepara l’epoca delle protesi informatiche e genetiche, l’umanità non è mai uscita da un Ordine cannibale e che la nostra società industriale non è stata mai null’altro che una macchina per tradurre il cannibalismo vissuto in un cannibalismo di merci.