cm. 19,5 x 13, pp. 424, brossura, in ottime condizioni.
Per le scuole medie e le persone colte
“Nel dare un’idea specifica, e almeno in parte esauriente, degli usi, costumi, canti, credenze, feste, di quella «sezione» di popolo italiano, che è la popolazione rettamente e politicamente detta «veneto-giuliana», bisogna in primo luogo fissare l’àmbito di quello che territorialmente equivale al termine «veneto-giuliano».
È questo un termine, che dietro la scorta dei dia letti, i quali vengono parlati «affinemente» in un dato territorio della Venezia-Giulia, fissa con provvidenziale esattezza il raggio territoriale che comprende la delimitazione geografica delle provincie, molto bene definite dal Governo di Benito Mussolini già nel 1923, e precisamente:
a) provincia di Trieste: con i centri di Trieste, Monfalcone, Grado e Muggia (appartenuta all’Istria, ma per costumi e per antica parlata friulana ben a ragione unita a Trieste);
b) provincia dell’Istria: con i centri etnografici e folkloristici di Rovigno, Dignano, isole del Carnaro, senza contare i centri marittimi e interni di grande importanza etnografica;
c) provincia del Carnaro: con la costa liburnica di Laurana e luoghi vicini;
d) provincia di Zara, alla quale etnograficamente e folkloristicamente non devonsi accoppiare soltanto Lagosta e le altre isole assegnate dai trattati all’Italia nel 1922, ma anche Lesina e Curzola, Traù e Sebenico, Ragusa e Spalato, dove, sebbene questi luoghi appartengano alla Jugoslavia, non è soltanto vivo il dialetto veneto-giuliano, ma anche il folklore italiano, che nelle altre terre veneto-giuliane esiste, persiste, e si perfeziona.”