cm. 21,5 x 13,5, pp. 318, brossura, in ottime condizioni.
Un vecchio popolo disperso e decimato, sotto l’impulso di un’ideologia nuova radicata nella memoria antica – il sionismo – ritorna alla terra che lo ha visto nascere, strappa l’indipendenza a un ambiente ostile, si forgia in uno Stato-nazione moderno e lo foggia nelle fattezze insite nei costumi ancestrali della sua tradizione, lo ricuce con la lingua degli avi, usata tuttavia per costruire una cultura originale, si ricava un posto al sole, conquista con una lotta aspra il diritto alla “normalità”, senza rinunciare perciò a rivendicare una radicale alterità, e si dota di una temibile potenza militare, che è prima il suo mezzo di sopravvivenza e diventa poi strumento di dominio fino alla modernizzazione sociale, al prezzo però anche della brutalizzazione, della violenza, della “latente guerra civile” che investe la società e poi tragicamente la politica; fino al 4 novembre 1995, quando un giovane fanatico assassina uno dei principali responsabili del processo di pace, Rabin, il Primo ministro di una Repubblica democratica ormai inserita a pieno titolo nel novero delle nazioni “moderne” e che vive oggi la propria “normalità” nelle sue manifestazioni più complesse e drammatiche.