cm. 21,5 x 14, pp. 372, copertina rigida con sovraccoperta, timbro di appartenenza, in buone condizioni.
Il termine ideologia è un termine carico di equivocità. Tale equivocità non è casuale, ma dipende dalla genesi e dalla fortuna che il concetto ha incontrato in epoche successive. Per gli ideologi si trattava di usarlo in polemica con la metafisica tradizionale per promuovere l’emancipazione del pensiero umano dalle sue antiche forme di errore, di pregiudizio e di illusione soggettiva. Ma dopo Hegel il termine assume un’accezione derogatoria. L’autore esamina in questo volume le vicende successive di quest’uso fino a Feuerbach e Marx, Schopenhauer e Nietzsche. Ne deriva un’illustrazione genetica, storico-concreta, della necessaria ambiguità del termine, il quale sta ad indicare tanto l’autocritica della ragione umana, quanto il suo uso in funzione autogiustificatrice, e quindi mistificatoria. Un’indagine illuminante su un concetto chiave del dibattito politico-culturale odierno.