cm. 24 x 15,5, pp. 300, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Questo libro è nato per raccogliere la sfida simbolica che implicitamente Umberto Eco ha rivolto al lettore con il suo romanzo Il Pendolo di Foucault. Prescindendo dall’esame degli obiettivi e delle intenzioni, più o meno occulte, dell’autore del Pendolo, su cui già tanto si è scritto ed ancora più si dirà; trascurando il commento sulla complessità e la riuscita della trama e sulla metafora del Grande Complotto che prefigura, ignorando tutto ciò, rimane, comunque, un fatto essenziale: Il Pendolo di Foucault è un’ardita, inquietante operazione culturale.
Eco ha aperto l’orizzonte dei lettori su un patrimonio di idee, conoscenze, eventi e dottrine filosofiche desuete. Elementi culturali così misconosciuti quanto importanti: la parte più oscura, sotterranea, delle nostre radici. La gnosi e la cabbala costituiscono due ricche fonti a cui non ha disdegnato di attingere nella sua formazione il pensiero filosofico occidentale, e l’alchimia ha arricchito con il suo simbolismo tutto l’immaginario artistico e psicologico degli ultimi secoli.
Ogni mattone di questo edificio è stato incastrato nell’opera di Eco con una o più ipotesi di collegamento, tutte possibili e forse nessuna vera, se l’aggettivo “vero” è utilizzabile in un simile contesto. Queste connessioni ipotetiche sono altrettanti stimoli a proseguire nell’indagine.
Da tutto ciò, la “sfida” ed il desiderio di raccoglierla per riuscire a dipanare alcuni fili della vicenda e capire. Ma è necessario confessare che, una volta entrati nel labirinto, non è possibile evitare di essere coinvolti nel gioco. Il meccanismo messo in moto non può essere arrestato a piacimento, si trovano nuovi collegamenti, strane coincidenze, le vite dei personaggi si rincorrono: bisogna arrivare fino in fondo, là dove Eco ci voleva portare.