Baudrillard, Jean – IL SOGNO DELLA MERCE – Lupetti 1994
cm. 17 x 12, pp. 106, brossura, in buone condizioni.
Baudrillard lancia la sua sfida. Ed essa ha il segno di un discorso che alza il tiro ed emancipa la critica della pubblicità dagli imperanti luoghi comuni.
Dove ci porterà questa pubblicità? Innanzitutto, dice l’apocalittico francese, si può chiamare pubblicità qualsiasi opera zione che trasforma un oggetto o un’idea in uno “scambio simbolico” fra noi e una madre che cerca di tranquillizzare il suo bambino.
La pubblicità è la “volgarizzazione” di un desiderio fusionale, la ricerca di una felicità impossibile ma vissuta magicamente come vera. Ma la pubblicità può definirsi stupida o viceversa intelligente? È un dilemma che si è posto molte volte e che è ritornato alla ribalta anche attualmente. Molti pubblicitari cercano soluzioni intelligenti. I propositi sono buoni solo che a gioca re su questi due termini di stupidità o intelligenza, oppure di buono o cattivo, secondo Baudrillard, ha lo stesso valore, e un modo in apparenza differente di collocarsi nel teatro delle merci.
La pubblicità vende uno psicodramma quotidiano, questo è il punto. E noi la viviamo come un Totem, un segno al di là della morale, del religioso, del politico.
Essa è, e sostituisce, tutti questi mondi. La pubblicità ha la vocazione di svelare tutto, perché tutto si comprenda e si desideri, ma niente si possa amare, niente possa essere momento di vera felicità.