Caratteristiche e condizioni:
cm. 21 x 15, pp. 566, brossura, in ottime condizioni.
Contenuto:
I totalitarismi del Novecento, rappresentati dal comunismo e dal nazi-fascismo, hanno radici filosofiche e religiose comuni, risalenti a Platone e sfociando nelle teorie di Heidegger e Marcuse. Questo è uno degli assunti di base del volume, che riprende e sviluppa temi già affrontati dall’A. in un precedente saggio (*L’Utopia reazionaria*, Name, 2000), elogiato da Norberto Bobbio, ma oggetto di dibattiti e polemiche. L’A. approfondisce e argomenta storicamente e teoricamente le tematiche, collegando autori del mondo classico, moderno e contemporaneo.
Il libro analizza le origini teoriche e le critiche delle dottrine comuniste e nazi-fasciste all’illuminismo e all’individualismo capitalista, miranti a edificare una società nuova in cui primeggiano l’uomo-Dio e l’uomo-genere marxiano e nietzscheano. Si approfondisce anche l’influsso del luteranesimo su Feuerbach, Marx e Nietzsche, interpretato da Hegel, Schelling, Fichte e Kant. L’A. mostra come questa interpretazione abbia influenzato filosofi moderni, indipendentemente dalle loro confessioni religiose.
La trattazione, articolata in agili capitoli, è godibile anche per non specialisti grazie a uno stile antiaccademico e vibrante. Ricostruisce scontri storici tra pensatori comunisti, nazi-fascisti e illuministi-liberali, come Schmitt e Marcuse contro i neo-kantiani Kelsen e Weber. L’A. conclude che, al di là delle differenze verbali e di tono, non esiste una distinzione sostanziale tra le filosofie comuniste e nazi-fasciste, sia nei «padri spirituali» sia nei «figli».