cm. 19,5 x 11,5, pp. 344, brossura, un abrasione al piatto posteriore, in buone condizioni generali.
Grottesco, visionario, pirotecnico, come un Gogol vorticante in un caleidoscopio, ma anche orrido, lucido, vitale, come un Dostoevskij sospeso tra puntuale provocazione e ironia, questo romanzo di Andrej Belyj, scritto tra il 1911 e il 1914, racconta attraverso un fuoco di fila d’invenzioni fantastiche e linguistiche una storia del nostro tempo. Alla vigilia della rivoluzione del 1905, in un’allucinata Pietroburgo popolata di poliziotti, terroristi e funzionari dello zar, si muove un giovane intelletuale russo, Nikolai Apollonovič Ableuchov, studioso di Kant e seguace del neokantismo, protagonista di una burrascosa passione per la sofisticata «bambola giapponese» Sof’ja, e incaricato ai nichilisti di far esplodere una bomba. Uno snodarsi di avventure tragicomiche porterà il giovane filosofo a scoprire chela vittima designata dell’attentato altri non è che il senatore Apollon Apollonovič Ableuchov, cioè suo padre, affliggente incarnazione del burocratismo zarista. Saldamente ancorato alla tradizione russa, nonostante le estrose trovate e i congegni sperimentali, «Pietroburgo» è popolato da un groviglio di personaggi: pullula di spie, emissari, fanatici e burocrati, mogli, amanti, «bambole a molla», una massa raziocinante di trasformisti, di camaleonti, di manichini da salotto e di cupi ribelli respinti ai margini della città brulicante. Su questi acquitrini luminescenti si stagliano, di volta in volta, le figure principali: Nicolaj e il bizzoso genitore – protagonisti del motivo di fondo del romanzo, la rivolta del figlio contro il padre, dello studente contro l’uomo di stato, il provocatore Lippančenko, subdolo e impassibile, il terrorista Dudkin, sconvolta mente nietzschiana. Nell’ampio studio introduttivo che precede il romanzo, Angelo Maria Ripellino, autore anche dell’ardua traduzione, offre al lettore le chiavi per orientarsi nel labirinto di questa glaciale Pietroburgo e ripercorre la biografia letteraria di Belyj, inquieto protagonista con A. Blok di una straordinaria stagione di poesia.