cm. 24 x 17, pp. 646, brossura con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Quest’opera è stata riedita nel 1997 nel numero 14 della collana degli Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno grazie anche al contributo della Regione Veneto. Nell’accompagnamento a tale edizione anastatica il prof. Radossi, direttore del Centro, così inquadrava questo compendioso studio sull’Istria: “Ovviamente anche Bernardo Benussi, Autore di codesta ponderosa sintesi di storia istriana, va letto, giustamente apprezzato ed adeguatamente interpretato, soltanto se calato nella sua realtà storica; l’alto valore scientifico della Sua opera, come del resto quella di tutti i grandi studiosi del passato, può essere misurato nella sua pienezza unicamente in siffatto contesto. Ciò non significa, però, che una determinata parte di quei risultati scientifici non resti comunque universalmente valida nel tempo e nello spazio. Bernardo Benussi ricevette, infatti, significativo impulso ai suoi interessi culturali, dal vivace dibattito storico e politico che si era acceso in Austria nella seconda metà dell’Ottocento, nel dinamico clima di riforme costituzionali e federalistiche alle quali parteciparono attivamente gli italiani dell’Istria, -le cui esigenze di difesa nazionale, tanto dal centralismo viennese che dalle sorgenti rivendicazioni nazionali slave, portarono ad un rinnovamento della cultura giuliana e ad un forte rinnovamento degli studi di storia patria-” e continuava così “Così sostenendo tale iniziativa, Venezia contribuisce oggi, come già nelle epoche passate, alla continuità di una civiltà, quella istriana, che ha visto incontrarsi genti le più diverse, a creare un ambiente umano fors’anco unico; nel quale, per quanto ci riguarda, intendiamo rilevare ed additare all’attenzione dell’Europa, il testardo perpetuarsi del filone istrioto-veneto-italiano, dopo il cataclisma etnico del secondo dopoguerra che ha stravolto in maniera così radicale la nostra fisionomia, l’identità e la civiltà, sino ad assurgere a tentativo di cancellazione di tradizioni secolari.”