Caratteristiche e condizioni:
cm. 17 x 12, pp. 100, brossura, in ottime condizioni.
Contenuto:
“Attraverso errori, pregiudizi e poco sicure credenze, il popolo è pur sempre il maestro di quelle grandi verità che sono il portato di una attenta, continua e pratica osservazione.
Sul vastissimo campo della sapienza popolare molto si è già mietuto. Non vi ha oramai lembo di terra visitato dalla civiltà, in cui qualche paziente non abbia fatto tesoro di sentenze, proverbi, usanze, canti e leggende, offrendo ai pensatori argomento e materiale per gravi e seri studi.
Ma, per quanto io so, rimane tuttavia inesplorata una parte importantissima: quella che riguarda la conoscenza e cura delle malattie; in una parola, la medicina. Eppure, osservato che la salute costituisce e costituì in ogni tempo il precipuo interesse d’ogni essere vivente, gli è ragionevole che il popolo per conservarla, o per riacquistarla, se perduta, si sia trovato nella necessità di interrogare la natura, madre amorevole e previdente, ed abbia scoperti molti rimedi pei suoi mali nelle cose più semplici e comuni, e che più sono alla sua portata.
Tutto ciò osservato, dico, è evidente che nozioni di non lieve importanza debba racchiudere, su tale argomento, la popolare sapienza. Il libretto, che ora pubblico, offre un saggio di queste nozioni, e, se male non m’appongo, esso varrà a dimostrare il profitto che, pur framezzo a pregiudizi e ad errori, potrebbe ritrarsi da ricerche più minute, più diligenti e più estese, che io non abbia potuto e saputo fare.
Oltremodo tenero di conservare a questa piccola raccolta il carattere di tradizione e di non dare confuso ciò che è tradizione con quanto è piuttosto il frutto di qualche studio teoretico e quindi estraneo alla fonte popolare, evitai con scrupolo di consultare mammane e medichesse, e feci capo soltanto a povere popolane, madri amorevoli, che attinsero le loro cognizioni dalle genitrici, ed a cui lascio anche la parola nella prima e verginale sua veste.
E qui dal canto mio giaccio punto, augurandomi che il lettore, prima di portare un severo giudizio su questa debole fatica, voglia aver presente e tener conto del detto di Leonardo da Vinci: «Chi non può ciò che vuole, ciò che può voglia».”