cm. 21 x 14, pp. 188, brossura con sovraccoperta, dedica a penna, tagliando rimosso al risvolto posteriore, lievi tracce d’uso, in buone condizioni complessive.
Romanzo realistico o macchina mitologica, diario schizofrenico o romanza di una picara insolente, questo libro è innanzi tutto una scorribanda sfacciata e porcellona dalla guerra, attraverso i ruggenti anni sessanta, a oggi. Ma è anche una crudele affabulazione del proprio «io», sfilacciato, colorito dalle paillettes di attrice… O forse una requisitoria in forma di parodia per nascondere un’accusa violenta quanto appassionata? Un libro-spettacolo con le regolari entrate e uscite di scena? Un libro-film? Un ambiguo, torvo disegno per «non dire»? Un romanzo giallo? Una cosa è certa. Si tratta di una «romanza di Laura Betti»: la sua figura si strizza e dilata in un farandolico cangiare di ruoli, maschera e volto appaiono e scompaiono in un indiavolato nascondino. Forse-però-chissà la Laura tiene saldi in mano i suoi fili anche se la penna svaga e lo sguardo insegue palloncini di sogno, ondeggianti sopra al suo cappello di rose.