cm. 21,5 x 15,5, pp. 356, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Esistono studiosi di severe discipline, come è appunto l’archeologia, che hanno il dono di saper rendere viva la loro materia, che conoscono il segreto di raccontare. Geoffrey Bibby, che aveva già descritto in Le navi dei vichinghi l’alba della civiltà in Europa, fa parte indubbiamente di questa ristretta schiera. Questo suo nuovo libro è un altro «romanzo dell’archeologia» che evoca la vita di quattromila anni fa, così come si svolgeva giorno per giorno. Dal 2000 al 1000 a.C.: è l’età del bronzo, dell’alfabeto, della spada, del cavallo; l’età degli hyksos e degli hittiti, della guerra di Troia e dell’Esodo, di Hammurabi il legislatore e di Abramo, e ancora, di Ekhnaton e Ramses, Mosè e Saul, Sansone, Agamennone e Teseo. Ma non è solo di questi famosi personaggi che si parla nel libro. Il colorito affresco di Bibby è anzi percorso da mercanti, cacciatori, marinai, cavalieri, pastori, su uno sfondo di lotte incessanti, di migrazioni, di orizzonti sterminati. Nell’evocare con mano felice il crogiuolo da cui prendono forma le varie civiltà, l’autore non perde mai di vista l’uomo, le sue speranze, le passioni, l’inesauribile ansia di vita che lo muove nelle città, sui mari, e lungo le piste d’Asia e d’Europa.