cm. 29,5 x 21, pp. 240, brossura, in ottime condizioni.
Quando si parla di Istria dal punto di vista linguistico, non ci si riferisce solo all’Istria geografica, ma anche a Fiume e alle isole di Veglia veneta, Cherso, Lussino, Sansego e Unie. Non possiamo escludere nemmeno la Veglia del vegliotto, Rovigno e Dignano. Tuttavia, Trieste richiede una considerazione a parte, poiché, dal punto di vista linguistico, non può essere pienamente inserita nel territorio istriano. Confrontiamo ciò che viene detto a Cavana e a Casa Mocolo. Ad esempio, la parola “straccio”. A Cavana si dice “straza”, mentre a Casa Mocolo si dice “strassa”. Questa è la differenza tra il dialetto istriano patoco e quello triestino. “Dialetto” deriva dal greco “Dilektos” che significa “conversazione” o “dialogo”. Sarà sempre presente un cordiale e simpatico dialogo, nonostante le differenze dialettali tra il triestino e l’istriano, che a sua volta è diviso in veneto istriano e istrioto. È importante notare che Trieste non ha un proprio dialetto oggi, essendo il triestino attuale una forma vernacolare ricostruita rispetto ai dialetti dell’Istria, né ha una popolazione originaria. Infatti, gli autoctoni di questa città, basandoci sui cognomi locali, sono principalmente istriani dal Risano in giù. Pertanto, i triestini, nella loro situazione attuale, non sono in grado di formulare giudizi sui dialetti, ignorando che il dialetto triestino è una deformazione del dialetto veneto, veneto istriano e italiano, principalmente a causa dell’accento triestino esasperato.