cm. 21 x 13, pp. 364, brossura, in ottime condizioni.
La nozione di stile è rimasta sino a oggi priva di teoria. Le raffinate analisi testuali dei moderni (Thibaudet, Spitzer, Auerbach) non hanno modificato che lievemente i pregiudizi degli antichi: il carattere secondario dello stile rispetto all’attività del pensiero e la concezione ornamentale e atomistica dei fenomeni stilistici. Ma l’ostacolo principale è pur sempre rappresentato dal fatto che nello stile si vede la tensione verso l’irripetibile, la resistenza assoluta alle regole, oppure uno spazio di irrigidimento, il degrado dell’abitudine, la caduta negli stereotipi. In questo libro il lettore viene sollecitato ad abbandonare le vecchie categorie e a sperimentare nuove possibilità di analisi. Non si tratta più di riconoscere (o di collezionare) stilemi, ma di sapere che il linguaggio è essenzialmente diviso. Come esplorare queste divisioni? Come dividere la molteplicità degli stili per non cedere alla “bêtise” del molteplice?