cm. 20,5 x 12,5, pp. 254, brossura, macchie al piatto, in buone condizioni.
Quello di Salem è forse il più celebre episodio di caccia alle streghe che ci è stato tramandato. Romanzieri, storici, registi ci hanno raccontato questa vicenda che sconvolse la coscienza puritana dell’America di fine Seicento come un fatto straordinario, frutto di una degenerazione culturale, prodotto di una crisi psicologica, simbolo di una politica repressiva.
Boyer e Nissenbaum reinterpretano totalmente questa vicenda riconducendola al suo contesto sociale, ne mostrano i connotati «normali» nel reticolo di relazioni, nei conflitti locali, nello sviluppo urbano del- l’America coloniale di fine Seicento. Attraverso la ricostruzione minuziosa della vita quotidiana, delle tensioni che percorrono Salem Village dividendola in fazioni e scavando profonde fratture al suo interno, le denunce delle streghe sono ricondotte a un episodio della crisi generale che investe il Massachusetts in impetuosa crescita mercantile. I rapporti di vicinato e di parentela, l’attività produttiva, la vita religiosa di una comunità puritana, sono gli elementi su cui vengono ricostruite le biografie dei contadini e dei predicatori, protagonisti di questo dramma sanguinoso.
Alla luce di questa straordinaria analisi, scrive Carlo Ginzburg nella nota introduttiva, «l’evento si presenta come una situazione aperta, come un campo di tensioni e di contraddizioni che gli attori non padroneggiano o almeno non padroneggiano interamente… Guardati ossessivamente da vicino, sottoposti alle analisi incrociate che gli studi di storia delle comunità ci hanno reso familiari, gli abitanti di Salem assumono una fisionomia inaspettata: e la loro vicenda che credevamo di conoscere almeno per sommi capi ci appare in una luce del tutto nuova».