cm. 21,5 x 15,5, pp. 702, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
In questo ultimo volume della sua trilogia Fernand Braudel si è proposto di delineare una storia economica globale. «I tempi del mondo» non trascorrono eguali dappertutto: sussistono nello stesso momento situazioni disparate, come quelle che l’economista Antonio Genovesi individuava nel cuore dell’Europa illuminista, dove accanto a condizioni di vita alla punta del progresso, scorgeva «paesi al cui confronto i samoiedi appaiono colti e civili». Queste realtà, in apparenza isolate rispetto ai grandi crocevia della storia, sono peraltro in rapporto dialettico con la «sovrastruttura della storia globale», la condizionano e ne sono condizionate. L’analisi di Braudel è attenta a queste differenti contemporaneità: accanto al capitalismo vive un’economia di mercato, ma esistono anche situazioni più arretrate, e attraverso le varie «economie-mondo» che sono rappresentate in questo volume, vengono messe in evidenza realtà contrastanti: dall’economia-mondo europea, formatasi fin dall’anno Mille con una caratterizzazione fortemente urbana (e non a caso l’egemonia spetta per lunghi secoli a città come Venezia o Amsterdam, per passare in seguito all’Inghilterra), a quei casi particolari dove talune condizioni non consentono il pieno sviluppo di vere e proprie economie-mondo: la Russia, l’Impero ottomano, ma anche l’India o l’Estremo Oriente. E come all’interno di un’economia-mondo esistono tempi diversi, così ai margini di questi universi si trovano spazi in attrito. indispensabili al centro operativo che dirige e controlla l’insieme. Vi è insomma una contraddizione di fondo nel capitalismo che lascia sussistere altre realtà, operanti con ritmi diversi, di cui ha bisogno per alimentare se stesso. Fuori dai mercati, dalle grandi imprese, dai traffici transoceanici e transcontinentali, esiste un mondo del baratto, dello scambio, dell’attività familiare, che «non costituisce soltanto una ricchezza di base, ma anche una posizione di ripiego nei periodi di crisi».