cm. 24 x 17, pp. 464, brossura, in ottime condizioni.
Nell’aprile del 1912 sulla rivista berlinese “Der Sturm”, la voce più autorevole dell’espressionismo tedesco ed aperta ad ogni avanguardia, fondata nel 1910 da Herwarth Walden, apparve in traduzione tedesca il Manifesto della pittura futurista con le osservazioni di Boccioni, Carrà, Russolo e Severini, che avrebbero esposto solo alcuni giorni dopo le loro opere. L’arte futurista, percorsa da dinamismo come esaltazione lirica della velocità, da simultaneità come espressione lirica della moderna concezione di vita, suscitò indignazione e feroce polemica in critici e giornalisti, interesse e entusiasmo in tanti artisti tedeschi, curiosità e scalpore nei colti berlinesi, insaziabili di novità e pronti ad accogliere le proposte di altri Paesi. Da allora il Futurismo si radicò a Berlino e in Germania. Complice la rivista di Walden che continuò a pubblicare manifesti e produzione futurista anche dopo il conflitto mondiale. Come il «meccanizzato Polizei distributore di direzioni e lascia correre semaforico» di Potsdamer Platz “Der Sturm” regolò il traffico delle avanguardie europee, incoraggiandole e sostenendole. La Galleria “Der Sturm” diventò ben presto un fenomeno leggendario, espressione di quella Berlino, città moderna, dinamica di artisti e di creativi, luogo frequentato anche dal futuristi.