cm. 22 x 13,5, pp. 338, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
«Non rivedrò Cartagine, mai più»: è l’amara riflessione di Annibale al quale Giovanni Brizzi offre la propria voce per ricostruire le tappe di una vita e di un’esperienza straordinarie. Costretto a un duro esilio in Oriente, il generale cartaginese si rivela nei suoi contraddittori aspetti: in lui convivono l’eccelso stratega e l’abile amministratore, l’uomo educato alla filosofia greca e il «mostro assetato di sangue» che considera, con animo impassibile, l’ineluttabilità della guerra, dei massacri, degli inganni più atroci. Racconto votato alla verità assoluta, Annibale è dunque come un’autobiografia. Ma perché un’autobiografia firmata da un autore del nostro tempo? Lo stesso Giovanni Brizzi, insigne studioso di Annibale, ne chiarisce i motivi. Sul grande cartaginese, gli annalisti hanno raccolto molteplici memorie. Alle loro cronache, tuttavia, manca l’analisi, umana e scientifica, capace di interpretare a fondo il personaggio e di illuminarlo nella sua interezza. Giovanni Brizzi per primo riesce a dar vita a una sistematica monografia in cui la documentazione più affidabile si intreccia con la vivacità rievocativa, la finezza letteraria con il fascino di un’epoca grandiosa e tragica. Nella mortale lotta fra Roma e Cartagine, Annibale ha il ruolo di protagonista unico nella seconda guerra punica. Ticino, Trebbia, Trasimeno, Canne: sono le pietre miliari dei suoi trionfi. Zama, nel 202 a.C., gli sarà fatale. Eppure, benché sconfitto, Annibale lascerà nel tempo un’impronta indelebile, un personale sigillo che Brizzi, nella sua opera, carica di una prodigiosa tensione morale e di un attualissimo senso critico.