cm. 21,5 x 14,5, pp. 446, copertina rigida con sovraccoperta, in condizioni molto buone.
Nel 1883 il giovane marinaio americano Charles D. Brower accompagnò nell’estremo nord dell’Alaska una piccola spedizione destinata a studiare le possibilità carbonifere del Circolo Polare Artico. Le ricerche furono negative, ma Brower, trasformatosi in cacciatore di caribù, pescatore di balene, commerciante di pellicce e perfino in “pirata”, cioè in recuperatore di navi naufragate o abbandonate, rimase per sempre nell’Artide e da allora è il cittadino più settentrionale dell’emisfero d’Occidente.
Il libro che presentiamo ai nostri lettori è il racconto della vita e delle avventure di quest’uomo che ha in sé del pioniere e dell’outcast, il quale abbandona la civiltà e si perde avventurosamente fra le grandi ombre del paesaggio nordico, sposa un’eschimese, adotta l’abito, i costumi e quasi l’anima delle popolazioni locali, senza tuttavia rinunciare mai alla missione civilizzatrice della sua razza: poiché si deve anche a lui se oggi, agli estremi confini dell’America, gli “umiak” dell’età della pietra s’incontrano con i quadrimotori dell’età del volo. Ma non è tanto nelle straordinarie vicende dell’uomo bianco che è vissuto per più di 60 anni a 500 chilometri oltre il Circolo Polare Artico, ospitando tutti i grandi esploratori polari da Amundsen a Wilkins, da Rasmussen a Stefansson, che consiste l’incanto del libro. È che per la prima volta il dramma dell’Artide ci viene descritto nella sua realtà, con la vita quotidiana dei pionieri, dei missionari, dei cacciatori di balene, le usanze e la psicologia degli eschimesi, i loro ingegnosi e insuperabili sistemi di caccia e di pesca, le loro superstizioni che conoscono tutta la gamma più paurosa della magia e dei tabù, le feste e gli spettacoli pubblici, i fantastici colori della notte boreale, i disgeli delle primavere.
Un libro che allarga le nostre conoscenze sull’Artide con notizie di geografia, di zoologia e di botanica e rinnova la nostra stanca fantasia comunicandoci le impressioni di un mondo il quale, nonostante il progresso, conserva ancora il fascino dell’ignoto e del lontano.