cm. 20 x 12,5, pp. 234, brossura, in ottime condizioni.
L’idea del romanzo, affermò Buzzati in un’intervista, nacque «dalla monotona routine redazionale notturna che tacevo a quei tempi. Molto spesso avevo l’idea che quel tran-tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita. È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini, soprattutto se incasellati nell’esistenza ad orario nelle città. La trasposizione di questa idea in un mondo militare fantastico è stata per me quasi istintiva». Il deserto del Tartari narra la storia di Giovanni Drogo, che una mattina di settembre parte dalla città per raggiungere la fortezza Bastiani, dove trascorrerà tutta la sua esistenza. Il suo viaggio sembra portare ai confini del mondo abitato, in una costruzione militaresca che appare «antica e deserta», in un luogo in cui ristagna un torpore misterioso e tutto, dalle mura al paesaggio, traspira un’aria inospitale e sinistra. Per trent’anni Giovanni Drogo subisce l’oscuro male dei fortini, delle ridotte, delle casematte, e questa sorta di stregata immobilità si insinua fra i personaggi, come per salvaguardare il presentimento di nobili imprese. Qui Drogo attende, come tutti gli altri, che qualcosa dal deserto si muova, ma questo accade quando la sua vita è giunta al vero confine dell’uomo ed egli muore solo, in una povera locanda sulla strada di ritorno verso casa. La storia acquista cosi una sua forza allegorica, che investe tutti gli uomini in tutti i generi di lavoro e in tutte le carriere, trattando il senso ultimo di ogni azione e di ogni esistenza.