cm. 20,5 x 14, pp. 294, brossura, in ottime condizioni.
Il primo essere cosciente, dopo aver conquistato la Terra. distrutto e sottomesso un mondo di altri esseri, a un tratto decide di fermarsi e di rifiutare il gioco della vita e della morte degli individui che la compongono, facendo scendere il tasso delle nascite al livello delle morti. Ma in uno scenario di profonda incertezza sociale e di crisi delle economie avanzate c’è il rischio di sottovalutare questa grande diminuzione, la fine della crescita, l’enigma dell’estinzione, il disinteresse dell’essere perla specie. Le donne facevano i figli non sapendo come fare a non farli. Ora una nuova fase al femminile dell’evoluzione, più umana e più lieve, le orienta a migliorare la propria condizione, la vita che dovrebbero trasmettere, le chiavi di antropologia e di psicologia contro il dubbio inconscio di dare a un bambino una vita non sappiamo quanto buona: e che (comunque) porta la morte. Evitare di generare può anche essere un rifiuto della nostra stessa vita e morte, desiderio inconscio di non essere mai nati. Nei contributi qui raccolti di quattro maestri delle culture in campo, M. Cini filosofo della scienza, V. Cogliati Dezza filosofo e ambientalista, M.L. De Luca psicologa e M. Livi Bacci demografo, si riconosce la scoperta di tutte le ragioni della diminuzione e il suo governo, come nelle parole di Andrea Camilleri sul senso letterario e filosofico del libro: “Non tralascia nessun aspetto sociale economico ambientale che sia, ci sottopone decine di ipotesi e di dati scientificamente provati. Tra le tante ipotesi formulate ce n’è una però che mi interessa sottolineare, che rappresenta una sorta di felice scarto dal campo strettamente scientifico per aprirsi a un orizzonte assai più inquietante e intrigante. L’ipotesi che una non secondaria spiegazione sia da ricercarsi nell’inconscia e progressiva percezione della perdita di senso della vita. Attenzione, non la sensazione della perdita della qualità della vita (che anche quella ha un forte peso) delle sue aspettative, ma qualcosa che investe la ragione stessa dell’esistenza.” La società della fine dei bisogni e dell’uso umanitario dell’economia avrà il compito della nuova pianificazione; sostenibile e femminile. Per quella metà della vita che appartiene ai sentimenti rimarranno dominanti i canoni del piacere, della bellezza, della felicità.