cm. 24 x 17, pp. 202, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
La storia del fumo comincia il 6 novembre 1492: un mese dopo che le tre caravelle di Cristoforo Colombo avevano gettato le ancore al largo dell’isola Guanahani, due marinai spagnoli mandati in avanscoperta con due guide indiane nell’entroterra di Cuba si imbatterono in un gruppo di indigeni, maschi e femmine, che «bevevano fumo» da certi rotoli di foglie secche accesi da un capo e messi in bocca dall’altro. «I loro volti apparivano sereni e le loro espressioni inebriate». Erano le prime rudimentali sigarette avvolte in foglie di palma e di mais.
Lo stesso Colombo non si rese conto dell’importanza che avrebbe avuto per l’umanità la scoperta dei suoi marinai, tanto che si limitò ad annotarla sul libro di bordo per puro scrupolo di diligenza. Sono passati quattro secoli da allora e oggi si può affermare che la «vera» scoperta di quella spedizione non fu tanto l’America quanto il tabacco.
Da quel momento nessuna vicenda umana ha più potuto sottrarsi alla sua potente influenza. Perfino la Rivoluzione francese tanto per fare un esempio è stata combattuta all’insegna del tabacco.
La storia del fumo è tutta un’avventura, prima e dopo Colombo: dalla funzione magica e sacerdotale che il tabacco ebbe per i primitivi, agli studi degli psicologi americani secondo i quali il fumo «è sesso»; dal tempo in cui il tabacco era considerato una panacea contro la carie dentaria, l’ernia, la sordità, il mal di fegato, la peste e anche contro il cancro, fino al «rapporto Terry».
In Paradisi di cenere questa storia è raccontata attraverso mille aneddoti, col tono spigliato e spesso ironico del giornali sta che si è documentato alle fonti più singolari per scovare il particolare curioso e l’informazione tecnica, sugli stregoni indiani e sull’«era del grande starnuto», sulle persecuzioni turche contro i fumatori e sulle sigarette di lattuga messe recentemente in vendita in America, fino al mondo torbido e sublime del fumo proibito e dei paradisi artificiali.