cm. 24 x 17, pp. 172, brossura, dedica a penna, in condizioni molto buone.
Giuliana Canciani, nata nel 1912 a Varmo, un comune della Bassa friulana, da una famiglia di possidenti, nel 1936 sposa il conte udinese Francesco Florio, cognato di Italo Balbo. Il 28 giugno 1940, diciottesimo giorno dell’entrata in guerra dell’Italia, Francesco cade tragicamente in volo nel cielo di Tobruk. Con lui ci sono anche Balbo e Nello Quilici.
Folco Quilici ricorda Giuliana «bellissima, pallida, quasi eterea nel contrasto con l’abito e il velo nero» nella navata del duomo di Ferrara dove si celebra una solenne messa funebre, senza le bare dei caduti. Ricorda il suo dolore e il suo smarrimento.
Ma Giuliana, madre di una bambina di due anni, Francesca, rifiuta con decisione il cliché della giovane vedova di buona famiglia di una città di provincia. Si iscrive all’Università di Bologna, offre aiuto a persone sospettate dai tedeschi, si laurea in agraria e dopo la guerra si impegna nella gestione delle sue aziende agricole. Sergio Maldini la vede dalla «casa a nord-est» quando la mattina compie un giro di verifica tra i campi, lei, «l’imperatrice del mais» tra suoi contadini che sanno di poter contare sulla «contessa», abituata a frequentare e a ospitare le aristocrazie europee, ma anche il generale Eisenhower che aveva mantenuto caro il ricordo dei «trasvolatori».
In Giuliana – sempre affabile e vicina alla gente della sua terra – c’è anche la volontà di tramandare il ricordo di una grande famiglia. Per questo il palazzo di città dei Florio viene ceduto all’Università di Udine, mentre la residenza di campagna di Persereano continua a conservare e valorizzare la prestigiosa e ricca biblioteca privata raccolta dai Florio a partire dal Settecento. Un tragico incidente tronca la sua vita nel 1985 presso la nativa Varmo, ma nei luoghi della casa a nord-est» il ricordo della «contessa è ancora vivissimo.