cm. 18 x 10,5, pp. 350, brossura, in condizioni molto buone.
Free Jazz / Black Power colma una lacuna della critica jazz, dove si sentiva l’urgenza di una verifica ampia della più recente corrente musicale nero-americana, ad oltre dieci anni dalla sua apparizione; mentre dilatando il discorso ci offre la chiave per una originale disamina dell’intero jazz dal «punto di vista nero», quello degli artefici di questa forma di espressione artistica, in dialettica con le categorie di una certa critica tradizionale.
Il jazz è visto innanzitutto come espressione «del bisogno del Nero di porsi al centro di una sua propria manifestazione, di assurgere a soggetto della sua storia». E come la storia del Nero-americano è tutta un’alternanza di sottomissioni e di rivolte, di compressione intellettuale e di conservazione sotterranea di una cultura autoctona, di resistenza all’ambiente estraneo e di una acculturazione necessaria per sopravvivere, così il jazz – considerato in una nuova accezione-appare come lo specchio di tali contraddizioni attraverso un’alternanza di volgare sfruttamento economico e di orgogliosa ripulsa di un facile edonismo per l’affermazione di un’umana dignità fino a configurarsi come «contestazione globale dei valori culturali della civiltà occidentale e come costruzione di una musica afroamericana specifica e attività musicale in funzione di arte rivoluzionaria, al ser vizio della rivoluzione».