Caratteristiche e condizioni:
cm. 31 x 31, pp. 212, copertina rigida con sovraccoperta e cofanetto, leggero ingiallimento del dorso, per il resto in ottime condizioni.
Contenuto:
Da millenni, la Gran Becca è là: montagna bellissima, speciale, maestosa ma inerte. Incominciò a vivere quando degli uomini sognatori, ardimentosi, a volte temerari, ebbero il coraggio di scrutarla e di desiderarla: le si avvicinarono, l’affrontarono e, pezzo per pezzo, la conquistarono, tessendole addosso, anno dopo anno, pagine di storia.
Lassù, ogni cresta, spigolo, canalone, placca… ha il suo nome che ricorda un personaggio od un episodio; lassù, ogni roccia ha impigliato un brandello d’anima con dentro i sogni, le speranze, gli sforzi, le vittorie o le sconfitte di tutti coloro che osarono confrontarsi con la «Gran Becca». Questo libro voleva, con le fotografie, documentare un po’ la traversata del Cervino, e le interviste con le guide dovevano contribuire ad arricchirla e ad approfondirla.
Poi le interviste iniziarono e qualcosa cambiò. Queste guide del Cervino, questi montanari incominciarono a raccontare, ed i loro sentimenti, le loro emozioni, le loro speranze, le loro imprese si materializzarono, crebbero, si cristallizzarono e diventarono rocce e montagna. Questi uomini così semplici e disponibili, che sanno ridere apertamente e poi ti commuovono e si commuovono fino alle lacrime, senza nasconderle, senza vergognarsene, narrarono episodi fantastici. Questi duri, dall’animo sensibile che s’incantano davanti ad un prato coperto di genzianelle o ad un filo d’erba che ha il coraggio di spuntare in una crepa, si rivelarono anche poeti.
Sono loro che hanno fatto, che fanno, la storia del Cervino: sono il Cervino.
Ed ecco perché il titolo: «Il Cervino e le sue guide». È la storia di una montagna raccontata dagli uomini che vivono su di lei, con lei e per lei. Ed è una storia né bella né brutta, né buona né cattiva, né eroica né meschina, ma sempre umana perché fatta dall’uomo. E l’uomo è un misto di tutto questo. Abbiamo cercato di trascrivere le interviste il più fedelmente possibile conservando le espressioni, il ritmo, il respiro della frase. C’è uno stile nell’arrampicare ed uno stile nel raccontare: c’è chi va su leggero ed elegante e chi pianta solidamente i piedi e le ginocchia, chi ha una falcata enorme e chi sale a piccoli passi.