2 voll., cm. 21,5 x 16, pp. 640 + 720, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
A più di vent’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, mancava un’opera che offrisse una rappresentazione organica di tutti gli aspetti militari, politici e sociali del conflitto. Raymond Cartier, uno dei «grandi» del giornalismo internazionale, ha cominciato a lavorarvi subito dopo la fine della guerra. Da allora hanno parlato i grandi protagonisti, da Churchill a de Gaulle, da Eisenhower a MacArthur; sono divenuti accessibili archivi diplomatici e militari come quello del Dipartimento di Stato americano o il Kriegstagebuch del comando supremo tedesco; sono apparse relazioni sui singoli episodi bellici. Di tutto questo materiale Cartier si è naturalmente avvalso; ma egli ha potuto anche attingere agli archivi del Pentagono e prendere conoscenza di documenti inediti come i verbali degli interrogatori dei criminali di guerra a Norimberga; inoltre un’equipe specializzata ha condotto apposite inchieste sui teatri del conflitto. Il risultato di questa lunga e minuziosa documentazione è una sintesi storica di prim’ordine, che offre al lettore un quadro d’insieme degli avvenimenti, delle loro cause e delle conseguenze che ancora gravano sul presente. Questo primo volume comprende il periodo che va dal 1° settembre 1939, giorno dell’invasione della Polonia, al 31 agosto 1942, quando le armate tedesche furono arrestate a est davanti a Stalingrado, e a sud presso El-Alamein. Sono tre anni che vedono i successi di Hitler, il crollo iniziale delle potenze occidentali e il lento emergere dalla disfatta. Cartier non accetta tranquillamente i dati, ma li investe di quel lucido giudizio critico che solo la conoscenza del quadro integrale permette di formulare; e la sua esposizione, se in certi momenti assume toni epici, come per la battaglia d’Inghilterra o per le persecuzioni contro gli ebrei, in altri si trasforma in spietata accusa: la chiarezza dell’analisi, la capacità di cogliere i nessi nascosti, diventano allora uno strumento temibile per mettere in evidenza le responsabilità, gli errori e i crimini. L’imparzialità con cui Cartier applica la sua critica dissolvente ha fatto gridare allo scandalo. Ma qui non parlano le ideologie o le dichiarazioni programmatiche, bensì i fatti; ed è proprio questo il motivo che fa di La seconda guerra mondiale uno dei libri più problematici e al tempo stesso più «popolari» degli ultimi anni.