cm. 21 x 22,5, pp. 48, copertina rigida, in ottime condizioni. Con dedica autografa dell’artista.
È stato conosciuto finora come uno dei punti di riferimento obbligati per un certo clima veneto corroborato da aliti neocubisti, espressionistici e astratto-informali. Già Marcello Venturoli, quasi vent’anni fa, ne tracciava un ritratto esauriente quando in un’acuta annotazione affermava che “il pittore triestino e il suo contributo al quadro dei valori nazionali negli anni Sessanta non si discute, è senza dubbio uno dei campioni più autentici e spontanei della pittura astratta del Friuli-Venezia Giulia”; sono i tempi di quella Biennale di Venezia, capace ancora di coagulare intorno a sé vasti consensi. Proprio in questo periodo si delinea con chiarezza la svolta impressa da Devetta alla propria arte; nel momento in cui certa cultura italiana scivolava nel malinteso del recupero, ad ogni costo, delle proprie perdute radici egli si sintonizza sulla stessa lunghezza d’onda delle emissioni più avanzate della cultura europea.