Caratteristiche e condizioni:
cm. 28 x 21, pp. 108, brossura, in ottime condizioni.
Contenuto:
Di Quarantotti Gambini, da troppo tempo, si parla poco. E se ne legge altrettanto poco, a giudicare da un empirico sondaggio presso le stesse librerie triestine, dove è difficile trovare un suo libro e, quando lo si trova, è il frutto dell’abilità del libraio che sa frugare nei magazzini editoriali.
Perché questo oblio? Forse perché sono passati quarantacinque anni dalla morte. Forse perché, scrittore raffinato ed elegante, piaceva a palati di altri tempi. Forse perché non apparteneva a “parrocchie”: non era sicuramente uomo di sinistra, non era nonostante l’incredibile vicenda dell’epurazione dalla direzione della Biblioteca comunale triestina un fascista, non era un cattolico militante. Alla fine, non erano molti ad avere interesse a serbarne e coltivarne il ricordo.
Eppure, attraverso Quarantotti Gambini, la letteratura “giuliana” dialoga, ad alto livello, con il côté intellettuale italiano e internazionale.
Eppure, registi di classe si sono ispirati a sue opere per i loro film. Eppure, la felice vena di questo scrittore si esercitò anche nel reportage giornalistico.
Eppure, la grande storia s’intrecciò drammaticamente con la stessa vicenda umana di Quarantotti Gambini.
Ma quello di Quarantotti Gambini sembra essere un nome remoto. Il Comune di Trieste, a parzialissimo e postumo ristoro dell’ingiustizia patita, gli dedicò una biblioteca, che oggi funziona, apprezzata, a San Giacomo.
Non crediamo che basti per “ritrovare” un autore di valore come Quarantotti Gambini, così il centenario della nascita diventa, per la civica amministrazione triestina, ulteriore impegno non solo a onorare una memoria, ma soprattutto a riportare alla ribalta pagine tanto meritevoli quanto dimenticate.