cm. 22 x 14, pp. 190, brossura, in ottime condizioni.
L’utopia può essere considerata come la descrizione di una società ideale e migliore rispetto a quella reale, basata su principi ritenuti irrealizzabili. Si afferma che la cultura occidentale ha prodotto numerosi progetti immaginativi di società alternative, così come le aree culturali asiatiche, come la Cina e il Giappone. L’autore sottolinea la continuità e la diversità storica delle risposte alla domanda su come dovrebbe essere la società ideale, evidenziando le diverse posizioni degli utopisti riguardo alle strutture sociali.
L’utopista svolge un ruolo critico verso le istituzioni esistenti, offrendo al contempo modelli che a volte sembrano realizzabili. Anche se i tentativi di trasporre l’utopia dalla letteratura alla pratica sono spesso di dimensioni limitate o di breve durata, viene riconosciuto loro il merito di eliminare l’idea diffusa che l’utopia sia una fantasia irrealizzabile, dimostrando le possibilità alternative che le forze storiche ignorano o sopprimono sotto vecchie usanze e abitudini.
L’utopia, sia nella forma scritta che in quella praticata, non solo stimola l’attenzione verso problemi trascurati e introduce nuovi valori nella società, ma rappresenta anche uno dei simboli più efficaci attraverso i quali l’uomo può esprimere la sua fede in un futuro migliore e diverso dal presente. Si sostiene la necessità di rinnovare la tradizione utopica come alternativa alle immagini negative del futuro presentate nella letteratura e nei saggi scientifici, al fine di impedire che queste visioni disastrose si trasformino in profezie autoavverantisi e di ridare fiducia all’uomo nella possibilità di perseguire una forma di vita nuova, ancora non realizzata ma potenzialmente realizzabile.