2 voll. con cofanetto, pp. 472 + 514, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Il romanzo breve fu la misura vera di Pavese: la misura vera, diremmo, di gran parte della nuova letteratura italiana. Stringere nel giro di cento-centocinquanta pagine il senso di più esistenze d’uomini e di donne, un colore di luoghi e d’ore, un’interrogazione sul mondo: questa era per Pavese l’operazione poetica perfetta, e i suoi romanzi hanno una densità, una carica come d’elettricità ad alta tensione, un piglio sostenuto, una sprezzatura di stile che ne fanno un corpo così unitario e organico da costituire un esempio raro nella nostra letteratura. Raro anche per coloro che cercano nel romanzo la “commedia umana”, il rispecchiamento degli ambienti e delle epoche – per l’ampiezza della società che vi si riflette: perché Pavese, pur tutto concentrato in un suo mondo interiore, in un suo catalogo d’archetipi mitici tratti da una schiva esperienza di vita, pur col suo stringere ogni storia all’osso e disdegnare tutto ciò che fosse descrittivo, nei suoi romanzi ha finito per mettere tutto: città industriale, campagna ricca e campagna arretrata, Roma, Sud, costumi borghesi, virtù e vizio intellettuali, proletariato, amore, guerra, politica, ozio, vino. Già in Paesi tuoi furberia e abilità tecnica cittadina in confronto con l’oscuro mondo prestorico contadino – l’arco dei contenuti è aperto; e in una struttura narrativa che ha ancora il taglio raccolto della novella.
Questi romanzi o romanzi brevi che Pavese ha scritto sono nove, tutti dati alle stampe mentre era in vita, dapprima con riluttanza, poi come preso da una febbre di fare, di produrre. Il primo lo pubblicò quando già aveva trentatre anni, nel 1941, Paesi tuoi; l’ultimo uscì quattro mesi prima della sua morte. Ma già prima di Paesi tuoi, aveva scritto Il carcere, il romanzo del confino, che tenne nel cassetto fino al 1948, quando, scritto un altro romanzo sulla problematica della morale individuale e della morale storica, La casa in collina, lo pubblicò insieme a quello (nel volume intitolato Prima che il gallo canti). E subito dopo Paesi tuoi scrisse il romanzo breve La bella estate, che pure tenne nel cassetto quasi dieci anni, finché non ne fece il primo elemento del trittico che porta appunto quel titolo. Qui pubblichiamo, in due volumi, i nove romanzi, non nell’ordine in cui Pavese li pubblicò e raggruppò, ma in quello in cui li scrisse (qui in questo primo volume, oltre ai tre primi che si è detto, quel nervoso nodo di allusioni che è La spiaggia e la prova più distesa, più da “romanzo lungo”, “romanzo d’educazione”, de Il compagno): a segnare un itinerario, un seguito d’acquisizioni sia nella meditazione sul mondo sia nella costruzione d’uno stile, itinerario che coincide con la storia dell’uomo, che è questa stessa storia. In questo tempo in cui da più parti ci si affretta a tentare la biografia di Pavese, vorremmo dire, ordinando la raccolta delle sue opere: la vera biografia di Pavese è questa.