Caratteristiche e condizioni:
cm. 21 x 13,5, pp. 442, brossura, in ottime condizioni.
Contenuto:
Secondo l’ortodossia cristiana, Gesù di Nazareth fu condannato a morte e crocifisso dal governatore romano della Giudea, che era convinto della sua innocenza: il suo regno non era di questo mondo e il crimine di lesa maestà non poteva riguardare le sue rivendicazioni messianiche. Il governatore agì in stato di necessità, sotto la pressione del sinedrio che aveva organizzato un complotto contro Gesù e aizzato il popolo per farlo morire. In questo contesto, l’autorità romana fu considerata il braccio secolare dell’autorità ebraica.
Tuttavia, l’analisi approfondita e spregiudicata delle fonti, frutto di decenni di ricerche, porta Chaim Cohn a conclusioni completamente diverse. Egli sostiene che la responsabilità della morte di Gesù fu esclusivamente dei romani, che lo condannarono per sedizione. Secondo Cohn, gli ebrei non ebbero né avrebbero potuto avere alcun ruolo nel processo romano, né per accusare Gesù né per costringere Pilato a condannarlo. Inoltre, la seduta notturna del sinedrio aveva un intento del tutto diverso da quello di ottenere la morte di Gesù. Solo nei decenni successivi agli eventi, in un contesto politico cambiato, la storia venne ricostruita e narrata nei Vangeli in modo tale da assolvere Pilato e trasferire la responsabilità sugli ebrei.