cm. 24 x 17, pp. 210, brossura, in ottime condizioni.
Il migrante ci smaschera. Lo straniero che approda sulle nostre sponde rompe il ritmo della quotidianità. È l’irregolare per eccellenza. Perciò ci costringe a riflettere sulle regole della nostra vita sociale e politica. Ce ne spalanca gli abissi insondati, ce ne illumina gli angoli oscuri. Mette in questione tutto ciò che per noi non è questionabile. E ci espone alla più radicale delle domande: chi siamo? Pur di non rispondere a tanto dolorosa interrogazione, spesso preferiamo respingere – non solo metaforicamente – l’altro da noi. Rimuoverlo. Almeno restringerlo in un ghetto che ce lo renda invisibile. E configgerlo in una definizione di specie – «il Marocchino», «l’Afghano», «il Somalo» – a certificare che di fronte non abbiamo una persona, con la sua storia di vita, ma una molecola di un mondo inferiore che non vogliamo conoscere. Una razza, non un individuo. Un oggetto, non un umano. Cui imponiamo una maschera, mentre lui ce la toglie.