cm. 31 x 25, pp. 328, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Seguendo l’impostazione caratteristica della collana, il libro offre al lettore una biografia critica di Monet arricchita da una vasta scelta delle numerosissime lettere scritte dall’artista a famigliari, amici e mercanti, in parallelo con l’illustrazione delle opere pittoriche. Il volume, presentato da Marco Rosci, si articola in quattro sezioni, corrispondenti ai quattro successivi periodi individuati dall’autore, Richard Kendall, nel lungo percorso dell’artista. Ogni sezione propone una serie di tavole a colori che illustrano i dipinti realizzati da Monet nell’arco di tempo considerato. Nel primo capitolo è delineato il momento iniziale della carriera di Monet, con le prime divergenze dalle convenzioni estetiche del tempo, già evidenti nel ruolo primario accordato al colore rispetto al disegno, nella predilezione per i toni accesi e luminosi, nell’irrinunciabile scelta del paesaggio come tema privilegiato delle proprie tele, che l’artista dipinge all’aria aperta, affascinato da ogni vibrazione della luce «come un cieco che improvvisamente riacquisti la vista». Seguono gli anni della piena affermazione del gruppo impressionista, nel quale Monet svolse un ruolo centrale, e del successo personale; anni in cui l’artista scrive vere e proprie lettere d’affari, soprattutto al mercante Paul Durand-Ruel, in cui discute un prezzo o dà precise indicazioni per l’esposizione di un’opera. Un altro destinatario privilegiato delle lettere è Alice Hoschedé, la nuova compagna dopo la morte della moglie Camille, alla quale l’artista scrive quotidianamente durante i lunghi soggiorni in Normandia, in Bretagna, sulla costa mediterranea, comunicandole il proprio entusiasmo per la scoperta di un nuovo paesaggio da dipingere o l’inevitabile delusione per non essere riuscito a registrare le impercettibili vibrazioni della luce, i riflessi che animano la superficie del mare. Lo studio delle vibrazioni atmosferiche si fa sempre più rigoroso e sottile, tanto che Monet, «sempre più ossessionato dal bisogno di rendere ciò che prova», per poter fissare ogni minima variazione della luce lavora in un solo giorno a dieci o dodici tele dedicate allo stesso soggetto: nascono così le celebri serie dei “Covoni” delle vedute di Londra e di Venezia, della Cattedrale di Rouen, nelle quali il colore si fa sempre più essenziale fino all’estremo disfacimento della forma, nelle “Ninfee’, che rasentano la pura astrazione. Attraverso le lettere e la sequenza delle opere (oltre 200, tutte illustrate a colori, molte delle quali raramente pubblicate) si viene delineando una personalità ricca e complessa, di volta in volta concreta o romantica, poetica o retorica, lucida o impulsiva; un Monet legato alla sua numerosa famiglia da profondi vincoli di affetto e sempre consapevole della propria vocazione alla pittura.