cm. 22,5 x 14, pp. 502, brossura, in ottime condizioni.
Lo scioglimento dell’Internazionale comunista nel 1943 fu effettivamente, come disse Stalin, una misura “conveniente e opportuna” in quanto permetteva di concentrare tutte le forze contro il nemico comune? Non fu piuttosto, tesi critica assai nota, la logica conclusione di una politica di smobilitazione rivoluzionaria a livello mondiale che, già passata sul cadavere della rivoluzione spagnola, preparava il disarmo del proletariato europeo e internazionale quale merce di scambio delle “zone di influenza”? Fernando Claudín, comunista spagnolo di vecchia data, non accetta la versione stalinista e percorrendo a ritroso gli anni più importanti del movimento operaio europeo, quelli fra le due guerre, tenta di convogliare in un’unica prospettiva tutti gli elementi di quella politica che, in nome della ragion di stato sovietica, emarginò dalla storia il proletariato e la sua rivoluzione. Ma c’è un fatto che va sottolineato: come nota Jorge Semprún nella sua introduzione, questa è un’analisi fatta da un marxista, secondo un criterio marxista. Claudín non rinuncia mai alla sua ottica di comunista e si avvale sempre della “vecchia talpa” di Marx, lo spirito critico e l’indagine storica. Ne nasce un’opera per certi aspetti amara, che chiama i sogni e le delusioni con il loro vero nome, ma proprio per questo un’opera necessaria. Vorremmo anzi aggiungere che la vera garanzia della validità di questo libro è la sua estrema divulgabilità, un’apertura che non è certo frutto di schemi facili e indulgenti, ma appare invece la logica conseguenza di un modo di approccio storico profondamente responsabile e autocritico.