cm. 21,5 x 13,5, pp. 440, brossura, in ottime condizioni.
Il libro sviluppa la sua ricerca lungo due linee. La prima dà una ricostruzione organica della filosofia di Hegel e dei suoi rapporti con alcuni momenti assai significativi del pensiero moderno: Spinoza, Kant e Jacobi. La seconda mostra, invece, la diversa interpretazione che del pensiero di Hegel ha dato Marx rispetto a quella dei suoi interpreti e seguaci – gli autori del cosiddetto «materialismo dialettico»: da Engels a Plechanov, a Lenin, fino a Lukács e agli altri contemporanei. La critica, che il libro sviluppa su questa base, del «materialismo dialettico» rompe con tutti gli schemi (e i luoghi comuni) tradizionali. Il «materialismo dialettico» non è materialismo. La «dialettica della materia» è già tutta in Hegel. La differenza è soltanto che, mentre Hegel sa bene che il rifiuto del principio di non-contraddizione: la tesi che «tutte le cose sono in se stesse contraddittorie» è la liquidazione del punto di vista materialistico e la realizzazione dell’idealismo assoluto, nel «materialismo dialettico» accade, viceversa, che la metafisica idealistica sia scambiata per una forma superiore di materialismo e il materialismo effettivo, cioè la scienza moderna, sia invece combattuta come metafisica. Questo sovvertimento, che ha portato il «materialismo dialettico» a colludere con le forme più oscurantistiche della «reazione idealistica contro la scienza» e, quindi, dell’irrazionalismo contemporaneo, mostra anche come il punto di contatto del «materialismo dialettico» col cosiddetto «marxismo occidentale» (Lukács del 1923, Marcuse, ecc.) vada ricercato – pur attraverso le differenze che il libro sottolinea – nella comune critica dell’«intelletto» scientifico; critica che nel «marxismo occidentale» è culminata nell’imputazione del «feticismo» e della «reificazione» capitalistica alla scienza stessa. Attraverso una serrata analisi di queste due varianti del marxismo contemporaneo (impersonate entrambe da Lukács nelle due fasi o epoche della propria vita), il libro si apre la strada ad un approccio nuovo con l’analisi materialistico-storica dell’opera di Marx, riproponendo al contempo il problema (in particolare, per quanto riguarda la Critica della ragion pura di Kant) di un riesame di momenti essenziali della tradizione filosofica. Questo tentativo, che culmina nella parte conclusiva del libro, è portato avanti, da un lato, ripercorrendo il complesso cammino che ha portato Marx a convertire e risolvere i problemi della gnoseologia e antropologia filosofiche al livello dei «rapporti sociali di produzione» (punto essenziale di tutta la sua rivoluzione teorica); e, dall’altro, individuando la complessa elaborazione per cui, l’analisi storica dell’alienazione della società «cristiano-borghese» – già abbozzata in Rousseau, in Hegel e in Feuerbach – si è sviluppata, con Marx, nella critica rivoluzionaria del Capitale.