cm. 24,5 x 15,5, pp. 394, copertina rigida con sovraccoperta, in ottime condizioni.
Uno, due, tre, tre milioni e mezzo di anni indietro nel tempo sprofondati in pieno Pliocene; all’improvviso compare la nitida figura di una creatura che cammina, sicura, eretta: è un ominide, un australopitecino, è Lucy.
Siamo nel novembre 1974, nel mezzo del Triangolo di Afar, il deserto dancalo. Johanson compie un ritrovamento eccezionale: 52 ossa, circa il quaranta per centro dello scheletro di un singolo individuo. Al campo l’eccitazione è massima, scorre la birra, viene suonato e risuonato il nastro della canzone dei Beatles “Lucy in the sky with diamonds”, e dal reperto fossile AL 288-1 nasce Lucy, un ominide di sesso femminile di quasi trent’anni, alta poco più di un metro, che, con questo nome, sarà conosciuta in tutto il mondo.
In questo libro, Johanson e lo scrittore scientifico Edey conducono il lettore nell’affascinante mondo della paleoantropologia: scienza travagliata da dilemmi, popolata da insigni personaggi pronti alla polemica e alle acri scaramucce verbali, ma anche scienza che si avvale di tecniche e strumenti moderni. Lo studio degli straordinari fossili porta a un risultato sorprendente: Lucy è classificata come Australopithecus afarensis, una nuova specie nell’albero genealogico degli ominidi. Johanson in tal modo sfida la tesi dei “Leakey” sull’evoluzione dell’uomo. Ma ecco un’altra domanda avvincente: perché Lucy camminava eretta? Potrebbe essere una questione di sesso, un adattamento evolutivo nella locomozione manifestatosi per un cambiamento nella “strategia riproduttiva”.
Johanson ha notevolmente arricchito il quadro dell’evoluzione umana, ma rimangono ancora zone di inquietanti interrogativi a cui possono rispondere solo i fossili. Egli è un ricercatore sul campo e quindi, con la promessa di nuove, sorprendenti scoperte, termina qui il suo arcconto, per volare nel Triangolo di Afar alla ricerca di ulteriori indizi sull’origine dell’uomo…