Caratteristiche e condizioni:
cm. 42 x 34, pp. 238. Legatura editoriale in pelle di vitello con custodia apribile. Piatto frontale in argento ramato, caratterizzato da uno sbalzo raffigurante “La fine di Alboino” (opera di Ugo Attardi). Tiratura limitata a 499 esemplari, con incisioni eseguite manualmente su lastre di ottone. In ottime condizioni.
Contenuto:
Al momento della loro discesa in Italia, nel VI secolo d.C., vide i “Langobardi, popolo dalle lunghe barbe”, poi trasformato in Longobardi, dotati di una organizzazione sociale e militare ben definita che, venendo a contatto con un ambiente culturalmente e politicamente più progredito, progressivamente si modificò assimilando usi e costumi, integrando il sistema di governo con le strutture politiche dell’Impero, dando vita a una civiltà romano-germanica di cui ancora resta traccia nella toponomastica e nelle dedicazioni santoriali (San Michele, San Giorgio, San Martino sono personaggi legati alla tradizione longobarda).
“A differenza di quanto accade per altri popoli “barbari”, le origini dei Longobardi sono conosciute grazie a quanto riportatoci da Tacito e Strabone e soprattutto grazie alle narrazioni di Paolo Diacono, storico e grammatico, nato da nobile famiglia longobarda.
La Historia Langobardorum (770-790) costituisce una straordinaria fonte diretta, nella quale sono narrati gli avvenimenti tra il 568, anno dell’invasione longobarda in Italia, e il 744, anno della morte di Liutprando, periodo di maggiore splendore del regno. Accanto alla documentazione storica, Paolo non trascura di inserire l’elemento leggendario, irrinunciabile patrimonio d’ogni popolo.
Nel volume che si propone, arricchito sul piatto da uno sbalzo in argento ramato eseguito da Ugo Attardi, la civiltà longobarda viene presentata e interpretata dalla storica Daniela Pizzagalli attraverso le grandi figure femminili che hanno contribuito a scrivere la storia di quel popolo forte e determinato, che conquistò e resse l’Italia fino al sopravvento dei Franchi. E all’origine mitica del popolo dei Winili (il nome germanico dei Longobardi) c’è un personaggio femminile, Gambara, madre di Ibor e Aio, i due giovani sorteggiati, nella natia Scandinavia, per trovare una nuova terra e formare una nuova gente. Gambara, descritta da Paolo Diacono come “mulier ingenio acris et contulit providens”, è la prima di un gruppo non folto ma significativo di forti donne che hanno influenzato la storia di un popolo bellicoso: usi, costumi, tradizioni di una stirpe illustrata attraverso le figure femminili, storiche e leggendarie, che ricorrono nella Historia di Paolo Diacono.
Una seconda parte dell’opera è dedicata ai rapporti fra Italici e Longobardi, rapporti che sono indagati attraverso il commento a un testo di un lombardo illustre, Alessandro Manzoni, che nel suo “Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia” del 1845, nel clima politico e culturale risorgimentale, confutava la tesi di una completa fusione fra vinti e conquistatori, sostenendo, invece, solo una sovrapposizione senza alcuna mescolanza fra i due soggetti storici.
Infine, una terza parte è dedicata all’arte e alle fortunate campagne di scavo condotte nella prima metà dell’Ottocento e che hanno portato alla luce e alla ribalta delle cronache del tempo questo popolo che tanta parte ha avuto nello sviluppo civile e politico italiano.
Un discorso originale che permetterà di avvicinare il lettore moderno a un argomento così mitico come la dominazione longobarda in Italia, ricostruita nei suoi elementi fondamentali e più curiosi, nelle tradizioni e nelle leggende che ne hanno caratterizzato la storia, illustrata con gli innumerevoli oggetti che il tempo ha conservato per noi.”